Gli studi intorno all’opera di Francisco Suárez e, più in generale, all’intero movimento della cosiddetta seconda scolastica, continuano a vivere un momento di particolare energia e slancio. Solo negli ultimissimi anni sono stati dati alle stampe A Companion to the Spanish Scholastics (Brill 2022), Projections of Spanish Jesuit Scholasticism on British Thought (Brill 2022) e The School of Salamanca (Brill 2021), insieme a pubblicazioni di più generale rilevanza per il tomismo come The Oxford Handbook of the Reception of Aquinas (OUP 2023), e The New Cambridge Companion to Aquinas (CUP 2022). Anche volendo concentrarsi solo sulla figura di Suárez, Dominique Bauer ricorda, nel saggio introduttivo a questa collettanea (cap. 1), ben cinque altri volumi sul gesuita pubblicati tra il 2010 e il 2019, ai quali possiamo oggi già aggiungere Francisco Suárez: Metaphysics, Politics and Ethics (Coimbra Univ. Press 2020), Aristotelian Subjectivism: Francisco Suárez’s Philosophy of Perception (Springer 2021) e Immanent Transcending: Francisco Suárez’s Doctrine of Being (Leuven Univ. Press 2022). All’interno di questa vasta mole di studi, History, Casuistry and Custom in the Legal Thought of Francisco Suárez (1548–1617), a cura della stessa Bauer e Randall Lesaffer, si propone di usare il filtro del pensiero legale di Suárez per portare nuova luce sia su aspetti molto dibattuti del suo pensiero filosofico che sulla sua figura spesso sottovalutata di giurista pragmatico.
Il volume raccoglie le relazioni presentate ad una conferenza sul diritto consuetudinario nel pensiero di Suárez che si è tenuta a Bruges in occasione del quadricentenario dalla sua scomparsa il 24–25 novembre 2017. I contributi spaziano oltre il tema originario, e nella sua forma finale si possono identificare all’interno del volume due filoni principali. Il primo si concentra sul lato filosofico-teorico del pensiero di Suárez. I contributi ai capitoli 6–9 gravitano intorno al pensiero del gesuita sulla consuetudine nel De legibus, intersecando molti punti di ricerca attuali e intensamente dibattuti: la consuetudine è un argomento che mette particolarmente in risalto la complessità e la modernità del pensiero di Suárez, in particolare per le spinose difficoltà teoriche che pone per qualsiasi teoria giuridica di matrice volontaristica. A questi si aggiunge un lucido saggio di Daniel Schwartz sul valore morale della punizione nel pensiero di Suárez (cap. 2), particolarmente orien|tato sul valore del suo pensiero per il dibattito filosofico contemporaneo. Ai capitoli 3–5 si trova invece una seconda vena, dove viene messa in discussione l’immagine di Suárez come »accademico etereo e altamente filosofico«0 (Bauer, 3) per enfatizzarne invece il lato di pensatore pragmatico. Questi capitoli formano un nucleo a sé non solo per la natura del loro contenuto, ma anche per il tipo di fonti utilizzate e per i metodi d’indagine che adottano.
Per cominciare con il primo filone, tra i contributi sul pensiero teorico-giuridico di Suárez risultano particolarmente interessanti quelli che lo mettono a fuoco utilizzando come lente la storicità della consuetudine. Questa viene esaminata da diversi punti di vista. Bauer (cap. 8) pone l’enfasi sulla »a-storicità« del pensiero di Suárez per esaltare gli elementi scolastico-razionalistici della sua teoria del diritto. Come mostra la sua analisi, Suárez si allontana da quelle teorie medievali che ordinavano la priorità tra diritto scritto e non scritto dal punto di vista della loro antichità, adottando invece un modello basato sulla priorità concettuale dell’una o dell’altra forma. Da questo punto di vista la contingenza storica (se la consuetudine sia emersa prima o dopo in una determinata società) diventa indifferente, poiché quello scritto rimane in ogni caso per Suárez la forma paradigmatica di diritto, concettualmente precedente, così che »posteriorità e anteriorità sono formalizzate in stadi deduttivi e hanno perso la loro dimensione cronologica, così come il loro legame esplicito […] con le autorità esistenti« (133). Questa analisi non si limita a gettare una nuova luce sul razionalismo giuridico di Suárez, ma, come lo sottolinea Bauer, enfatizza l’importanza della sua eredità per i dibattiti filosofico-giuridici contemporanei.
Il rapporto tra consuetudine e storia assume un ruolo del tutto diverso nel saggio di Jean-Paul Coujou (cap. 7). Qui l’enfasi viene portata sul rapporto tra consuetudine e jus gentium. In questo contesto, Coujou sottolinea che la consuetudine viene trattata da Suárez come un fatto che »ha per origine una tradizione, per solco una memoria collettiva, e per motore l’uso costante e uniforme di un gruppo sociale« (113), così che il diritto delle nazioni ne derivi come un »processo storico e sociale di generalizzazione dell’uso e della consuetudine che è inseparabile dalla persistenza di una memoria collettiva« (122). Le osservazioni di Coujou in questo studio sono di interesse per tutto il più ampio dibattito storiografico che riguarda lo sviluppo dei concetti di consuetudine e jus gentium in età moderna e la loro mutuale influenza, tema recentemente rinvigorito dal profondo studio monografico che vi ha dedicato Francesca Iurlaro in The Invention of Custom (OUP 2021).
Il secondo filone che attraversa il volume è, come si è detto, di natura assai diversa, proponendosi di mettere in luce gli aspetti più strettamente giuridici e pragmatici del pensiero di Suárez, con particolare enfasi sulla sua esperienza sia come privatista che come consulente per la soluzione di problemi giuridico-teologici. Si riveleranno sicuramente preziosi per gli storici del diritto privato gli studi di Wim Decock e Luisa Brunori (cap. 4) e quello di Bart Wauters (cap. 5). Lo studio di Wauters è più specifico, concentrandosi in particolare sulla relazione tra libertas e dominium nel pensiero di Suárez, e riallacciandosi così al lavoro pionieristico che fece il compianto Paolo Grossi ormai 50 anni fa. Brunori e Decock, entrambi intimi conoscitori dello sviluppo del diritto privato nella seconda scolastica, si propongono di tracciare un profilo generale di Suárez come privatista pragmatico, e parte del loro studio in tema di dominium si sovrappone quindi al precedente. Gli studi sono metodologicamente vicini, ma il secondo tenta di comporre un’immagine più ampia, che abbracci dominium, teoria dei contratti e diversi altri aspetti degli interessi privatistici del doctor eximius, mettendo insieme idee altrimenti frammentariamente distribuite in tutta la sua opera. Entrambi gli studi fanno uso di una variegata collezione di fonti che comprende oltre al De legibus, le lezioni De iustitia et iure, il De libertate divinae voluntatis, il De virtute et statu religionis, il De opere sex dierum, e le sue Disputationes de censuris, fornendo al lettore l’immagine ad oggi più completa sul punto.
Tra le opere »minori« trattate in questi studi una menzione particolare va sicuramente ai Conselhos e pareceres. Si tratta di una raccolta di consilia e altre opinioni dello Suárez che, dalla sua pubblicazione tra il 1948 e il 1952, sta solo recentemente e gradualmente raccogliendo l’interesse degli studiosi, rimanendo tuttavia tra le fonti meno conosciute. |I consilia di Suárez svolgono un ruolo centrale sia nello studio di Brunori e Decock, che nell’interessante saggio di João Manuel Alexandrino Fernandes (cap. 3). L’uso differente di queste fonti che fanno i due contributi getta una luce importante sul loro valore multiforme per lo studio del pensiero suáreziano. Lo studio di Alexandrino Fernandes prende in esame un singolo esempio dai consilia, in cui Suárez deve esprimersi sul caso di un certo padre che voleva essere dispensato dai voti e sposarsi in seguito a una supposta rivelazione divina personale. Il ragionamento formulato da Suárez per giungere a una conclusione è un esempio estremamente illuminante dell’applicazione pratica della logica giuridica e della casuistica in termini di dispensatio, opinione probabile, necessità di ricorso al superiore, magna inconvenientia e magna necessitate. Un approccio diverso viene adottato da Decock e Brunori che menzionano questi consilia solo a larghe linee per tracciare un profilo generale della conoscenza e uso del diritto privato da parte di Suárez. Da questo quadro, seppur necessariamente meno dettagliato, emerge un giurista di notevole abilità nella soluzione di articolate questioni di diritto ereditario, un profondo conoscitore della realtà commerciale a lui contemporanea, ma anche un canonista capace di una buona dose di pragmatismo (se non di cinismo!) in cause familiari e matrimoniali. Da questa sezione del volume emerge un profilo meno familiare di Suárez, alquanto distante dall’etereo teologo degli scritti filosofici. È sicuramente auspicabile che da questi preziosi spunti prendano forma studi ulteriori di questo lato malnoto del doctor eximius.