Questo libro è un invito di Eva Elizabeth Martínez Chávez ad analizzare, e ripensare, la vita dei giuristi europei che hanno lasciato le loro terre per motivi politici, razziali e ideologici nel corso della seconda parte del XIX secolo. L’attenzione è fissata soprattutto sulla storia dei giuristi spagnoli giunti in Messico a causa della guerra civile spagnola (1936–1939). Martínez Chávez spiega che la guerra perduta e la violenza del regime di Franco sono punti cardinali dell’esilio più grande della storia di Spagna: l’esilio repubblicano del 1939.
Il testo è suddiviso in tre parti intitolate »El éxodo europeo de entreguerras«, »En búsqueda de un nuevo destino« e »Tierra de encuentro y construcción«. La prima parte permette al lettore di ripercorrere diversi territori europei come l’Italia, la Germania, la Francia e la Spagna, tutti paesi dove l'autoritarismo, e l’intolleranza, distrussero e cambiarono le vite di migliaia di persone. Da sottolineare qui è la riflessione sulle vite dei giuristi fondamentali nella formazione del pensiero giuridico contemporaneo occidentale. Tra di loro spiccano nomi come: Tullio Ascarelli, Norberto Bobbio, Marcello Finzi, Werner Goldschmidt, André Gros, Hermann Heller, Hans Kelsen, Roger Picard, Silvio Trentin.
La molteplicità delle esperienze analizzate non solo mostra l’esilio spagnolo come un fenomeno più ampio, ma mette anche in chiaro le relazioni che già esistevano fra i giuristi europei. Si può dire che queste relazioni formavano una infrastruttura internazionale che, ad oggi, ha fornito la circolazione del pensiero giuridico. Il continente americano occupava uno spazio centrale in questa rete intellettuale. L’autrice fa un bilancio approfondito, dato che c’erano tante Americhe. In questo spazio geografico c'erano paesi privi di libertà come la Repubblica Dominicana, altri dove l’esistenza di una comunità di connazionali svolgeva un ruolo chiave nella scelta della destinazione, come l’Argentina. Inoltre, nel concetto di America c’erano anche gli Stati Uniti, spazio chiave per l’accoglienza della comunità giuridica tedesca. Così, mentre l'Europa attraversava un periodo difficile, l'America era pensata come uno spazio ricco di opportunità. Nessuno di questi esiliati conosceva il destino finale del viaggio e nemmeno la durata, l’unica certezza era la partenza.
In questo contesto, la seconda parte del testo presenta il Messico come uno spazio cruciale per i repubblicani spagnoli per diversi motivi; ad esempio, la politica sviluppata dal presidente Lázaro Cárdenas, la posizione della delegazione messicana nella Società delle Nazioni e il corpo diplomatico messicano specialmente in Spagna e in Francia. Per quanto concerne l’accordo tra la Francia e il Messico (Acuerdo Franco-Mexicano) si può dire che questo quadro giuridico non solo garantiva protezione ai rifugiati spagnoli che arrivavano in |Francia, ma anche al loro arrivo in Messico. Tuttavia, c’era una resistenza a questa politica di accoglienza in territorio messicano, l’opposizione si poteva leggere nelle notizie dei principali giornali. L’autrice spiega che gli argomenti erano diversi e distingue fra la paura della popolazione locale, che vedeva in questo approdo un rischio per i lavoratori, e il pensiero politico di destra. I repubblicani spagnoli erano pensati come una risorsa per rinforzare la sinistra, così fu necessario definire il ruolo politico degli esiliati. Martínez Chávez sottolinea e analizza diversi testi giuridici (Ley General de población, Tablas Diferenciales) che spiegano la situazione giuridica dei repubblicani. Specialmente lo studio dell’articolo 33 della costituzione del 1917 che chiaramente proibiva la partecipazione degli stranieri alla vita politica. Inoltre, lo stesso testo prevedeva l’espulsione di quest’ultimi. Senza quest’analisi non si può comprendere approfonditamente l’avviso di allontanamento per questioni politiche inviato a Luis Recaséns Siches da parte di Alfonso Reyes.
Possiamo affermare che l’aspetto principale della terza parte di questo libro è mostrare l’influenza nel mondo intellettuale messicano di un tipo particolare di esiliati spagnoli: laureati e doctores (l’equivalente dei dottori di ricerca) in Giurisprudenza che avevano lavorato come docenti universitari nel campo del Diritto. Con lo scopo di ricostruire questo contesto l’autrice analizza diverse situazioni. Nel caso di Rafael Altamira, ad esempio, vediamo un giurista che già aveva relazioni con il Messico e altri paesi americani prima del suo esilio. Martínez Chávez ha trovato nella sua documentazione migratoria i vantaggi derivati da queste relazioni. In questo caso parliamo di un invito della Secretaría de Educación Pública ad Altamira a lavorare esclusivamente nella sua professione. Invece altri giuristi che giunti in Messico non ebbero l’opportunità della docenza, come Moisés Gamero che aprì una pasticceria. Nel mezzo di questo scenario l'autrice analizza diverse esperienze, ad esempio, giuristi che si inserirono come docenti universitari, altri che collaborarono con il governo e infine quelli che aprirono studi legali.
L’autrice interpreta e analizza l’ambiente intellettuale che esisteva quando giunsero i giuristi repubblicani, occupandosi principalmente de La Escuela Nacional de Jurisprudencia e La Escuela Libre de Derecho. Allo stesso tempo spiega che le riviste giuridiche erano importanti per la diffusione del diritto nazionale, specialmente dei codici civile del 1870 e penale del 1871. In tutti questi spazi e anche in altri gli esiliati trovarono un’opportunità. Martínez Chávez considera che l’integrazione più forte dei giuristi repubblicani era evidente in tre istituzioni: La Casa de España/El Colegio de México, la casa editrice Fondo de Cultura Económica e anche nelle facoltà dell’Universidad Autónoma de México. Attraverso lo studio delle vicende di queste istituzioni, l’autrice riconosce i frutti del lavoro di questi giuristi sottolineando esempi di traduttrici, autori di articoli, creazione di centri di ricerca, organizzazione di seminari, creazione del corso di dottorato in Giurisprudenza e molti altri.
Così si capisce perché il testo non parla degli avvocati che dopo essere arrivati in Messico si allontanarono dal mondo del Diritto, ma non si analizza il caso delle giuriste che giunsero nel paese latino-americano.
Alla fine del suo libro Martínez Chávez dice »ho un debito storico che devo saldare presto« (301). Di che debito parla? Chi sono i creditori di questo debito? Analizzare le storie delle giuriste spagnole che giunsero in territorio messicano è il debito che ha l’autrice con esse. Tutto ciò lo si può notare nella copertina del libro: tutti i giuristi rappresentati sono uomini. Non bisogna sottovalutare questo aspetto; le donne che hanno vissuto durante il regime di Franco subirono una retrocessione in quanto ai loro diritti e alla loro condizione sociale. Citando le parole di Vázquez Osuna »la donna durante il franchismo era un’ombra della [donna] repubblicana«.1 Sebbene l’autrice raccolga i nomi delle giuriste come, ad esempio, María Luisa Algarra Coma, Florentina Boadella Glota, Ascención Chirivella Marín, Marta Dutrem Domínguez, María Godas Vila, Victoria Kent, Ángela Selke de Sánchez y María Soteras Mauri de Vilalta, nel testo non si raccontano le loro storie e non si parla nemmeno si parla dei loro pensieri giuridici. |Nella storiografia il silenzio è sempre pericoloso ma lo è di più nella storia del Diritto, perché raccontare la storia dello sviluppo del pensiero giuridico di una nazione senza riflettere sul ruolo delle donne ha una conseguenza: un diritto androcentrico. Come pagare questo debito? Nonostante l’autrice abbia trovato la forma di saldarlo raccontando una »storia di loro«, non risolve il problema perché come ha già detto Scott questa narrazione »può essere letta sotto forma separatista«.2
* Eva Elizabeth Martínez Chávez, España en el recuerdo, México en la esperanza. Juristas republicanos del exilio, Madrid: Dykinson 2020, 343 p., ISBN 978-84-1324-773-1
1 Federico Vázquez Osuna, Las primeras mujeres juezas y fiscales españolas (1931–1939): Las juristas pioneras, en: ARENAL 16,1 (2009), 133–150 (136).
2 Joan W. Scott, Género e historia, México 2008, 42.